Missioni Canossiane

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Nov.Claudia Compagnotti

Le pioniere

Nata a Pavia nel 1839, frequentò la scuola canossiana della sua città. Entrò giovanissima nel noviziato pavese e passò poi in quello di Venezia. Indossato l'abito canossiano la vigilia della partenza, s'imbarcò a 20 anni, col primo gruppo per Hong Kong.

Il 25 luglio 1861, vi fece la professione Religiosa: era la prima Italiana a compiere la sua oblazione a Dio in terra di missione.
Incaricata dell'educandato e dell'infermeria, ebbe anche troppo frequenti occasioni di assistere Sorelle ammalate e morenti.
Fin dall'inizio della sua vita missionaria, visse lo stupore di essere stata chiamata a "tanto privilegio".

Ne scrive alla Grassi, in data 23.7.1860:

"Non posso esprimere qual sia il contento e la gioia che provo, nel vedere che il Signore, così buono, esaudì le preci che gli feci dagli otto ai nove anni: d'accordarmi la grazia d'andare in terre straniere a far conoscere il Suo Nome e farlo amare, per quanto ne fossi capace".

Claudia, come tutte le missionarie, pur scrivendo poco, desidera ricevere lettere e che siano "scritte fitte fitte, per contenere, in poco spazio, molte molte cose".

Sempre sullo stesso tema, dopo essersi scusata con la Grassi, "
perché per la poca capacità e molte occupazioni poco e di rado scrivo", tuttavia, "un giorno che stavo, confessa con candore, tutta desiderosa che arrivasse la posta, per vedere se vi era qualcosa per me... ve n'era per tutte, e per la povera Claudia niente. Vedendomi esclusa da tutto, fuggii. Mi prese tal malinconia, che il sentire leggere le lettere delle altre, mi venivano gli occhi rossi e pieni d'acqua.. Anche a motivo di non ricevere dai miei mai alcun scritto"...

E' allora la volta che, liberando la vena dei suoi molti sentimenti, decide di scrivere lei per prima alla "sua Madre". Nella lettera a M.L.Grassi del 19.12.1876, eccezionalmente lunga, Claudia rivela tutta una trama di grazie e disgrazie di cui la sua giovane vita era stata intessuta.

Nella circolare del 16.4.1895, mandata in Italia, con la relazione "
dei fatti, delle grazie e benedizioni di Dio, sull'anno testé decorso" chiude con un tocco al quadro pastorale e conseguente appello di aiuto.

"
Ci si stendono dinanzi altri campi, altre vigne, dove incalza il bisogno di salvare anime. I Pastori, zelanti del loro ovile, gemono sull'abbandono delle loro pecorelle, richiamano aiuto, pregano di coadiuvare l'indefesso loro operare...

Aspiranti alle missioni, allegre! C'è lavoro per tutte! "


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